Adielle
- 17/09/2018 16:17:00
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Opera maestra, culmine di misura, sa farsi tanto sottile da penetrare qualsiasi cuore, non permette di rimanere agnostici, impone di ammetterlo a se stessi: abbiamo fede nella poesia!
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Laura Turra
- 16/09/2018 12:37:00
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Grazie infinite, di cuore, Gil, per questo commento così profondo e generoso. Sai penetrare il senso delle parole, dei versi (non solo i miei, è così sempre quando commenti) con un’attenzione e una cura che sono segno di un amore vero alla Poesia. Un abbraccio più che caro
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Gil
- 16/09/2018 10:40:00
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La ritengo, tra le poesie di Laura Tutta lette fino ad oggi, il suo capolavoro assoluto, sommando alla consueta bellezza della tua scrittura un registro in più: il disvelamento ovvero lassunzione dellIo poeante nei versi; così leggiamo quel "mio" davanti a "silenzio", quel "mi" di "disegna i fianchi", un possessivo ed una pronominale che trasfigurano la consueta lettura del reale ovvero della Natura, cui ci ha abituati la poetica della Turra, in unespressività del proprio mondo interiore, ma non più riverberato dallesterno, però voce dintimità più profonde ed interiori, sfiorando, direi con timore e tremore, le sfumature dun " Cantico dei Cantici", un dolce, delicato e velato sentimento delleros: il "chiaro luce tra i capelli", il " mattino che mi disegna i fianchi", questo un elemento linguistico di una nomenclatura squisitamente erogena in un quadro così intimista come tali sono alcuni passaggi di questo testo, ma come in fondo lo è tutta la poesia: una pagina di diario intimo. Il testo dispiega tre quadri esistenziali: il senso del tempo: un orizzonte di finitudine che nellautunno trova il proprio canto più struggente, poiché è lautunno una stagione di confine tra lesuberanza sensuale dellestate e la visione di un inverno che frustrerà la bellezza degli ardori, così come lanzianità prima e la vecchiaia poi, mortificheranno quel vitalismo biologico che aveva trovato nei sensi il proprio splendore; la maternità, metafora di una luce che illumina ogni alba con una nuzialità verginale partoriente la novità del mattino in un ritrovato stupore originario, "prima volta" che si ripete ogni volta, se però lo sguardo è quello poetico di una Turra; infine, torniamo al cuore del commento e, a mio miserrimo parere, del testo, la parte più bella dei versi, appunto quel dirsi di una donna nella propria consapevole e matura femminilità, un disvelamento di dolce e delicata sensualità, che impreziosisce i versi, conducendoli a vette sublimi di bellezza.
Dev.mo Tuo
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